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Seni Camara

18 febbraio – 31 marzo 2004

Per la prima volta verranno presentate quattro sculture monumentali ognuna delle quali è realizzata dall’artista africana utilizzando un blocco unico di terracotta.

Rare per la difficoltà del cimento tecnico e complicate da trasportare per le dimensioni e la fragilità del materiale, le grandi terrecotte di Seni Camara erano state esposte in un singolo esemplare (insieme ad altri suoi lavori di piccole e medie dimensioni) al Beaubourg di Parigi (Le Magiciens de la Terre 1989), alla Biennale di Venezia (2001), a Biel (Valore e Denaro – L’Ultimo Taboo 2002), alla Rocca di Umbertide (Regine d’Africa 2002), in varie sedi negli USA ed in Europa nella mostra della Collezione Jean Pigozzi (Africa Oggi 1992-1993).

Di queste grandi sculture che già entusiasmarono Louise Bourgeois esistono circa trenta esemplari ormai conservati in collezioni pubbliche e private in Africa, negli USA ed in Europa, sottolineando, dunque, l’importanza e la rarità di tale nucleo che restituisce al meglio il linguaggio di uno tra i maggiori protagonisti dell’arte africana contemporanea.

Le ultime opere di tali dimensioni ancora conservate nello studio dell’artista in Casamance (Senegal) sono state fotografate da Paola Mattioli in un reportage che verrà presentato in occasione della mostra.

Seni Camara lavora esclusivamente la terracotta, che è per lei mezzo di coerenza stilistica e non di meno un materiale tutt’altro che tradizionale in Casamance. Anche la tipologia delle sue sculture – grandi Dee Madri pronte ad allattamenti multipli e spericolati – è assai originale e riflette come l’immaginario dell’artista sia strettamente legato alle mitologie e ai misteriosi riti dei Diola, l’etnia cui Seni Camara appartiene.

 Seni Camara è nata e vive a Bignona in Casamance (una regione del Senegal meridionale, teatro di combattimenti spesso feroci tra indipendentisti ed esercito). Non ha mai lasciato la Casamance e non si è mai recata a Dakar, tanto per sottolineare il radicamento ossessivo del suo linguaggio ai luoghi ed alle mitologie della terra in cui è nata. Le opere hanno invece viaggiato in contesti e mostre di assoluto livello internazionale: da Les magiciens de la terre tenutasi al Beaubourg nel 1989 a Il ritorno dei maghi tenutasi ad Orvieto nel 2000 alla la Biennale di Venezia 2001. Louise Bourgeois la annovera tra le maggiori artiste contemporanee ed insieme ad André Magnin le ha dedicato un capitolo in Contemporary African Art (ed. Abrams, New York, 1995). Sarenco ed Enrico Mascelloni hanno pubblicato recentemente una monografia (ed. Parise, Verona 2001) e si recano ogni anno a trovarla in Casamance . Nell’estate del 2000 si son fatti accompagnare anche dal fotografo Fabrizio Garghetti che ha realizzato il reportage pubblicato nel Giornale dell’Arte (Novembre 2000). Il reportage della fotografa Paola Mattioli è dell’autunno 2003.

 La mostra è a cura di Enrico Mascelloni

Fino al 31 Marzo 2004

Allestimento

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